In Italia il 19,8% degli immobili è abusivo

Lo rileva il CRESME (Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato per l’Edilizia e il territorio) nel rapporto BES 2018.

1. L’ABUSIVISMO IN ITALIA – I NUMERI

2. NON TUTTI GLI ABUSI EDILIZI SONO SANABILI

3. GLI ABUSI EDILIZI PIÙ RICORRENTI

1. L’ABUSIVISMO IN ITALIA – I NUMERI

L’abusivismo edilizio non sembra sentire la crisi. È quello che emerge leggendo il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile 2018, una linea di ricerca che, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori, descrive l’insieme degli aspetti che concorrono alla qualità della vita.

Il dato che balza maggiormente agli occhi è il costante incremento, dal 2010 al 2017, del numero di costruzioni abusive a uso residenziale ogni 100 autorizzate. Le differenze tra Nord e Sud sono rilevanti: nel 2017, 6,2 costruzioni ogni 100 risultano abusive al Nord, contro le 49,3 del Mezzogiorno.
Il fanalino di coda tra le Regioni del Nord è rappresentato dalla Liguria con 14,7 immobili irregolari su 100 autorizzati.

Occorre tenere presente che l’indice di abusivismo edilizio del BES considera solo le nuova costruzioni e non tutti gli edifici esistenti in Italia, inoltre, non contempla gli interventi edilizi commessi all’interno della propria abitazione e mai dichiarati. Queste considerazioni vanno a peggiorare ulteriormente il quadro già di per sè preoccupante fotografato dal CRESME.

2. NON TUTTI GLI ABUSI EDILIZI SONO SANABILI

In caso di interventi realizzati in assenza di Permesso di Costruire o in difformità da esso, il responsabile dell’abuso può ottenere il Permesso in Sanatoria e regolarizzare l’immobile solo nel caso venga dimostrata la doppia conformità, ossia la conformità alla disciplina urbanistico-edilizia vigente sia al momento della realizzazione dell’intervento che al momento di presentazione della richiesta.

Le conseguenze nel caso non fosse possibile sanare l’abuso edilizio variano a seconda del tipo di irregolarità.

Nella peggiore delle ipotesi e cioè nel caso di interventi eseguiti in assenza di Permesso di Costruire, in totale difformità da esso o con variazioni essenziali (per esempio in caso di mutamento della destinazione d’uso o aumento consistente della cubatura), il responsabile dell’abuso è tenuto a demolire il manufatto e a ripristinare lo stato dei luoghi entro 90 giorni dall’ingiunzione ed in caso di inottemperanza il bene e l’area di sedime sono acquisiti di diritto al patrimonio del comune ed irrogata una sanzione amministrativa pecuniaria di importo compreso tra 2.000 € e 20.000 €.
Nel caso invece di parziali difformità, le opere dovranno essere rimosse o demolite entro un termine congruo. In questo caso la legge prevede che, nel caso la demolizione non possa avvenire senza pregiudizio della parte eseguita in conformità (per esempio nel caso fosse da demolire una parte di costruzione dall’importante ruolo statico), venga applicata una sanzione pari al doppio del costo di produzione della parte difforme.

3. GLI ABUSI EDILIZI PIÙ RICORRENTI

La categoria di abusi edilizi maggiormente diffusa è senza dubbio quella relativa alle modifiche all’interno degli alloggi, per diversi motivi: principalmente perchè non sono riscontrabili dall’esterno e se non interessano parti strutturali od impiantistiche, risultano spesso anche economiche e di “semplice realizzazione”.

Un esempio su tutti è rappresentato dalla classica tramezza spostata o costruita per dividere due stanze. Il pensiero che spinge a non presentare una pratica edilizia per un simile intervento molte volte muove proprio dall’apparente semplicità. Ciò nonostante, anche in questo caso sussiste il rischio che in futuro non possa essere regolarizzata: la normativa igienico sanitaria, per esempio, impone che ogni locale adibito a stanza da letto abbia una superficie minima di 9 mq e una finestra apribile di superficie pari ad almeno 1/8 la superficie in pianta. Se questo non fosse verificato la tramezza andrebbe demolita o la stanza non conforme “declassata” a studio o ripostiglio, con dirette conseguenze sulla rendita catastale ed il valore dell’immobile.

Occorre anche tenere presente che prima o poi andrà regolarizzata; per esempio per alienare l’immobile senza correre dei rischi o per ottenere una perizia positiva finalizzata all’ottenimento di un mutuo.
Inoltre, i costi da sostenere per sanare un immobile sono sempre più alti rispetto a quelli necessari per ottenere l’autorizzazione prima dell’inizio dei lavori: nel caso specifico, la sanzione pecuniaria per la mancata comunicazione asseverata dell’inizio dei lavori ammonta a 1.000 € (art. 6 bis, c.5 del D.P.R. 380-2001).


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